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mercoledì 2 settembre 2015

Tabula Sparigliata


Ci scusiamo per l’inconveniente, ma questa è una rivoluzione.
Mi sono preso quasi 48 ore per far decantare i lasciti ereditari di un mercato che è andato come più o meno nessuno poteva immaginare, eccezion fatta per i protagonisti e che ha alimentato strada facendo mille voci ora decise, ora contradditorie che lo hanno accompagnato.
Senza Champions l'Inter è fallita, anzi no: contrordine, forse ce la fanno ma non spenderanno un euro, anzi no: precisiamo, forse spendono se vendono però non ci possiamo giurare, anzi no: non spendono più, Mancini ha detto che di giocatori bravi a poco prezzo non ce ne sono, anzi no: Thohir ha i conti alle Cayman, quindi scappa con il malloppo, anzi no: Thohir resta ma se ne va Mancini, anzi no: forse se ne vanno entrambi.
Un'estate italiana, oserei dire: chiacchiere sconfessate alla prova dei fatti, con i sassolini a volare dalle scarpe di chi ha opportunamente taciuto o semplicemente ha solo creduto da subito in un epilogo diverso.
Perchè alla fine di giocatori ne sono arrivati 10, un'intera squadra di movimento a totale misura dell'allenatore.

Prima considerazione: Mancini é stato ingaggiato per dare un indirizzo decisivo all'area tecnica ed ora ne abbiamo la totale controprova dal momento che la squadra è sostanzialmente a sua immagine e somiglianza.
Una schiera di marcantoni a fare da cerniera centrale per un attacco in bilico tra utilità tattica ed enorme tecnica, con una retroguardia totalmente rinnovata in termini di elementi ed affidabilità.
Funzionerà? i presupposti ci sono, ma ad oggi dirlo con certezza non si può davvero.
Tocca a Mancini, dopo che la Società ha fatto il suo (e che suo), prendersi la responsabilità di una squadra che ha pensato e voluto da capo a coda.

Ma come ha fatto esattamente l'Inter a comprare più di tutti?
Per tutta l'estate ho sentito dire "e il Fairplay Finanziario?" e ho pensato che si è fatto un capolavoro riuscendo a trasformare una cosa assolutamente lineare come la matematica in una bolla d'aria da peggiori Bar Sport, visto che questa storia del Fairplay Finanziario è passata di voce in voce e di penna in penna fino a diventare una sorta di custodia cautelare, ove la prima mossa fuori dal seminato scatena le rimostranze dei novelli giustizialisti della finanza.
Poco importava all'Inter che aveva già iniziato la sua campagna andando a prendere già in inverno quel Jeison Murillo che dopo la Copa America, di cui si porta a casa il riconoscimento di miglior giovane, forse sarebbe valso il doppio.
Poi Kondogbia, nella notte di Montecarlo in cui i nerazzurri hanno dimostrato che il lavoro sottotraccia ha un senso, visto che a riempire le prime pagine del francese con addosso la maglia del Milan c'è stato solo di che guadagnarci.
35 milioni sono tanti, ma anche il necessario per portare all'allenatore il profilo da lui indicato come priorità dopo la dipartita dell'affare Touré.
Via via che si avvicendavano i Miranda e i Montoya, iniziavo a leggere e a sentire considerazioni sul fatto che "tutti questi pagherò gli faranno fare una brutta fine".
Quando siamo al 2 Settembre "tutti questi pagherò" sono quattro: Dodò e Brozovic il prossimo Giugno, Miranda e Jovetic tra due anni.
E quasi tutti in pagamento dilazionato, senza che debba star qui a puntualizzare che i pagamenti sull'unghia li fai se ti chiami PSG, Man City, Man United e via dicendo, mentre per il resto del mondo conosciuto il "pagherò" è l'unica soluzione percorribile per permettere determinate operazioni.
Che talvolta nemmeno riescono: vedere alla voce Imbula, strappato dal Porto in un soffio per le migliori condizioni proposte.

In mezzo a tutte queste aperture di portafoglio, c'era una squadra intera in vendita: "Non entra nessuno finchè non esce nessuno" era diventato un mantra, nel sottobosco di trasferimenti rifiutati da parte di chi aveva già annusato il profumo di una squadra che sarebbe stata attrezzata per l'assalto ai vertici, quantomeno da tentare.
Qualche cessione si riesce a fare, altre continuano a dover essere rimandate e l'Inter inevitabilmente entra in empasse, evidenziando come unica possibile debolezza della sessione di mercato quelle tre settimane impiegate per cedere Shaqiri, riuscendo poi peraltro a farci plusvalenza, che forse la dirigenza non si sarebbe aspettata.
Si sarebbe comunque poi capito molto bene che trattare con i tedeschi (in quel caso lo Schalke04) equivale più o meno a bucare un blocco di granito con un onesto Black&Decker in mano.
Shaqiri ceduto, Jovetic arrivato e allora che si fa? Si prova a chiudere Perisic.
Sì, ma ci sono ancora i tedeschi di mezzo e con il Black&Decker se va bene di questo blocco di granito avremo ragione per l'Epifania, altro che il 31 Agosto.
Servono i cannoni di Navarone, altroché. O in termini calcistici, ad esempio, la cessione di Kovacic: 35 milioni allungati da Florentino Perez senza che nessuno si sia scomodato a dire che forse forse erano un po' troppi, anzi. Il messaggio che passa é che l'Inter vende i campioni in nome del bilancio mentre solo due mesi prima invece il Monaco aveva fatto un capolavoro a vendere un 22enne a quella cifra, pensa un po'.
Non sembra, ma con sole due operazioni l'Inter ha già tirato su quasi 60 milioni, inaugurando per sè stessa la tanto attesa epoca del resale value, cioè prendere un giocatore giovane e sapere di poterne rivendere il potenziale a tre volte tanto, cosa che ad esempio non era stata fatta tempo prima con Coutinho.

Nonostante una trattativa di logoramento e l'ansia di molti tifosi che avrebbero volentieri mandato a svernare il DS del Wolfsburg in luoghi poco ameni, l'Inter resta in Germania e colpisce, portandosi a casa Perisic: un altro azzardo che paga, dopo l'asta principesca per Kondogbia, a dimostrazione che in questa sessione se l'Inter si pone un obiettivo prioritario, lo conquista.
Mancherebbe giusto l'ultimo sforzo, ma non è facile: ci vogliono almeno una decina di milioni e la calcolatrice dice che il saldo della sessione potrebbe essere sforato.
Arriva in soccorso l'aiuto che non ti aspetti: la Juventus vuole Hernanes, giocatore tenuto in considerazione ma non certamente al centro del progetto tecnico, uno di quelli che sono l'esatta antitesi del resale value di cui si parlava sopra.
Bene, affare fatto: 11 milioni più bonus che vanno a finanziare Melo e Telles, trattati per tutta l'estate e lasciano il giusto per Eder che poi si complicherà a causa di patti mancati e porterà in dote Ljajic.

Risultato: 10 acquisti, uscite per quasi 87 milioni ed entrate per poco più di 90, che corrispondono a un saldo attivo di 3,2 milioni.
"E il fairplay finanziario?" Eccovelo. Fare in modo che i ricavi siano superiori alle spese, nulla di più e nulla di meno. Questo è il Fairplay Finanziario.
Quello che resta davanti agli occhi è una squadra su cui qualche interrogativo tecnico rimane ma che ha fatto un evidente salto di qualità, risultando anche la più giovane dell'intera Serie A.
Niente male.

Sono troppo lusinghiero, dite? o addirittura aziendalista, se volete essere più maliziosi?
Lo si potrebbe pensare, senza dubbio.
Però provateci voi ad avere una fame da lupi, sentirvi dire per mesi che vi serviranno gallette rafferme e fagioli in scatola per poi trovarvi una tavola apparecchiata con un buffet in grado di soddisfare sicuramente i palati ormai abituati a troppo cibo liofilizzato o appena appena mangiabile.
Provateci voi in queste condizioni a mantenere un contegno imperturbabile mentre i vostri vicini di casa che raccontavano di piatti da gran gourmet preparati sul posto dagli chef stellati vi guardano con una faccia tra l'atterrito e il sorpreso godervi un banchetto che ad occhio sembra nettamente migliore del loro.
Potrete così capire come se la stanno passando in questi giorni i tifosi dell'Inter.

Il tavolo é stato sparigliato per davvero.
Ed ora entriamo in campo e sparigliamo anche le classifiche.



1 commento:

  1. bel pezzo, articolato e godibilissimo. Un buon tifoso nerazzurro ci si riconosce con tutti i sentimenti

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