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lunedì 3 ottobre 2016

Incidente di percorso



Una partita come Roma-Inter è difficile da analizzare razionalmente, perché non ha avuto un solo tratto distintivo di una partita di Serie A, soprattutto di cartello.
Squadre lunghe, spesso sfilacciate, difese allegre e un risultato che avrebbe potuto venire fuori da un vastissimo range di possibilità, indirizzate dalla buona vena dei due portieri che hanno evitato il peggio più e più volte.
Sabato, per dire, ho avuto il piacere di seguire Bayer Leverkusen-Borussia Dortmund, big match di Bundesliga e dalla pioggia di occasioni che mi aspettavo è venuta fuori invece una partita tatticamente meticolosa soprattutto da parte dei padroni di casa: la partita italiana sembrava quella.

Roma-Inter ha in realtà smascherato diversi problemi che attanagliano entrambe le squadre, con la differenza che i giallorossi si portano a casa tre punti e potranno pensarci di meno.
A questo punto della stagione tuttavia rimango perplesso di fronte a chi mi parla di problemi di classifica:  sarà forse un problema avere il Milan sopra una giornata dopo essergli stati davanti a maggio per tre anni di fila, nonostante tutti i problemi incontrati? 

Sarà forse un problema guardare una classifica che al 2 ottobre ci vede a 3 punti dall'obiettivo secondo posto, quando nella scorsa stagione si riteneva possibile rimontarne 5 alla Roma all'alba di metà aprile?
Siamo talmente ossessionati dai numeri che qualcuno ha addirittura suggerito il catenaccio e contropiede per firmare in anticipo il compromesso di uscire dall'Olimpico con almeno un punto: per me è un potente e convinto NO.
No, perché andiamo da anni alla ricerca disperata di un'identità che mai negli ultimi 5 anni ha avuto contorni precisi e sacrificare ora lo stile identitario che si vuol dare, per prendere in cambio un punto a Roma alla settima giornata, è un ritorno ad una mentalità provinciale che non ci deve più riguardare.
No, perché se non passi dagli incidenti di percorso quando vai a confrontarti con i tuoi competitors non capirai mai come batterli soprattutto sul lungo termine. Abbiamo già visto lo scorso anno che gli schieramenti speculari all'avversario possono funzionare finché il gioco non viene capito da tutti, per ritrovarsi poi senza più certezze ed armi per ribaltare il corso degli eventi, con conseguenze nefaste.

Tutti voi siete in grado di dire immediatamente come giocano il Napoli di Sarri e la Roma di Spalletti, perchè il loro stile è sempre quello ed è rimasto immutato: io esigo che l'Inter, per il suo status e il suo blasone, sia in grado di affiancarsi a queste squadre con una sua riconoscibile identità e non che vi rinunci per prendere il pareggino che lascia tranquillo il tifoso solo perchè la classifica di inizio ottobre poi sarà più confortevole. 
Così è vivere alla giornata e navigare a vista senza sguardi sul domani e prima o poi arriva il momento in cui i compromessi stanno a zero perchè se sei l'Inter nessuno ti affronta a cuor leggero.
Ieri è andata male per tanti motivi che vedremo tra poco, ma nonostante le cose si stessero mettendo nel verso sbagliato fin dall'inizio, i nerazzurri non hanno rinunciato al pressing alto, a tenere il possesso e ad alzare gradualmente il baricentro durante la partita; insistere su determinati dettami senza condizionamenti di alcun tipo è una cosa che apprezzo, perché se la visione data da questi dettami è corretta la tanto ricercata "mentalità" vien da sé con il tempo.
Qui però finiscono le cose positive, impersonate soprattutto da Banega, che ho messo in saccoccia ieri sera. 
Come detto, queste partite a inizio ciclo sono soggette a scoprire i tuoi limiti ed a mettere bene in vista quale e quanta strada c'è ancora da fare.



Cosa c'è da sistemare per non restare a bocca asciutta come ieri sera?
Mi pare del tutto assodato che il grado di solidità del centrocampo oggi dipende dalla buona vena di Joao Mario: venuto meno lui, recuperato peraltro per miracolo, tutta la fase difensiva è stata disastrosa a partire da un Medel in confusione totale per finire nel naufragio del reparto arretrato in cui anche Miranda per una volta ha abbandonato la nave. Certamente il primo passo per diventare squadra è non dipendere dagli individui.
Seconda cosa, ma non meno importante: fare gol deve essere un mantra da ripetere ogni giorno come una preghiera. Oltre a non essere accettabile sbagliare gol a ripetizione in partite come quelle di ieri sera, non possiamo trovarci nella condizione che se non segna Icardi siamo in mano al Padre Eterno.
Perisic e Candreva dovranno trovare la chiave per essere più prolifici perchè il tasso di conversione di quanto si crea effettivamente deve necessariamente alzarsi. E chissà che Gabigol non torni utile da questo punto di vista.

Infine, il solito tema: il materiale su cui lavorare con chance di successo non comprende un buon 80% della panchina a disposizione anche ieri, De Boer è nel giusto a far giocare Jovetic se ritiene si sia allenato con serietà ma non può essere ripagato con la disattenzione e la leggerezza: i tradimenti dei rincalzi iniziano ad essere una fastidiosa costante.
A questo proposito è piuttosto urgente che Brozovic trovi il lume della ragione in mezzo alle varie parentesi di Instagram e social vari, in attesa di un sempre più necessario repulisti da iniziare a gennaio.

All'Olimpico abbiamo fatto tanta, troppa confusione ma voglio credere che la squadra abbia sbattuto contro i tanti ostacoli presenti sulla strada che porta ad essere un collettivo vero e riconoscibile, partendo da una situazione di eccessiva instabilità; voglio credere che Frank De Boer, ieri non esente da responsabilità sulla lettura della partita e certe situazioni come la difesa su palla inattiva, esca da Roma con un blocco di appunti pieno di nuovi apprendimenti per facilitare la ricerca della chiave giusta finalizzata al far girare sempre bene la sua squadra.
Io so che l'Inter non è solo quella vista contro la Juventus e non è solo quella vista ieri sera, sono solo due facciate di un nuovo edificio ancora in costruzione, dato che mi sembra abbastanza chiaro che del progetto precedente si vuol tenere poco.
La sintesi che resta in equilibrio tra le due versioni di questa squadra ci darà la continuità che al momento è difficile potersi aspettare senza incappare in almeno un incidente di percorso. Statene certi, da questo calderone qualcosa di gustoso e ben amalgamato alla fine verrà fuori.
Avanti Inter.

2 commenti:

  1. ...ok... è andata male...ora sono curioso di vedere quante squadre andranno a roma, creando 7/8 palle goal nitide (che è la somma di tutte le palle goal create dall'Inter a Roma negli ultimi 7 incontri, prima di ieri)...i rimpianti devono andare alle partite casalinghe con Palermo (sopratutto) e Bologna...il resto è nella norma....a volte vengono fuori patite così...#FDBavanti

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  2. i tradimenti dei rincalzi iniziano ad essere una fastidiosa costante ......concordo pienamente

    anche il resto

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