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lunedì 19 settembre 2016

E se il campionato fosse una serie TV?



A - LA SERIE: Episodio 1 "Milik e ballacche"


L'episodio si apre con l'incontro tra la passionale Sampdoria, sempre ricca di risorse soprattutto quando può muoversi sul terreno amico e il Milan, simile ad un vecchio Marchese dagli abiti trasandati che si specchia nel suo passato di lustrini e pailettes.
Mi perdo le fasi salienti del loro appuntamento perchè, lo ammetto, preferisco cibarmi di Sushi e farmelo raccontare ma alla fine mi sembra abbastanza chiaro che il Marchese rossonero sbanchi la casa della giovane Sampdoria con l'asso pigliatutto Bacca, una carta sempre al centro di giudizi contrastanti e trancianti ma alla fine sempre vincente.
Può essere che a forza di anni di falsi nove, tre di picche che fanno i re, cinque di fiori che fanno i settebello, donne che fanno i fanti ci siamo dimenticati che chi fa scopa ha sempre ragione. E Bacca le scope le ha sempre fatte.

Mentre il Marchese torna da Genova con nuove ragioni per riacciuffare la giovinezza, nella capitale torna in scena l'eccentrica Lazio, formatasi dopo un'estate di viaggi in tutti gli angoli d'Europa e il patriottico Pescara che ha passato l'ultimo anno nelle migliori sagre d'Italia, da Chiavari a Trapani, tirando su manovalanza del Belpaese strada facendo.
Sullo sfondo della Capitale, l'incontro tra i due personaggi viaggia sulle frequenze de "La fiera dell'Est", della dura a morire "Dragostea din Tei", passando dal turbo folk per poi sfumare nella più generale Balalaika. Inaspettatamente diventa un appuntamento tra bande musicali dell'est in cui gli albanesi capitanati da Memushaj fanno la voce grossa ma falliscono il loro assolo, lasciando campo libero ai serbi di Milinkovic-Savic ed ai rumeni di Radu che suonano invece senza sosta e senza tregua.
Alla fine Pescara ormai appesantito da strumenti che non riescono a farsi sentire subisce anche il tradimento del figliol prodigo Ciro Immobile che un tempo suonava come Jimi Hendrix da questa parte del palco.
Pescara lascia così lo stage e Lazio chiamata dal pubblico per il bis mette a disposizione i biglietti per la data di San Siro.

Poco più in là, in riva al golfo, si suona la musica tradizionale del guascone Napoli che riceve la visita del serafico Bologna, già in passato uscito da casa del guascone con qualche souvenir inaspettato.
Napoli si pavoneggia e si bulla con le sonorità neo melodiche di Insigne ben coadiuvate dalle nacchere di Callejon che colpiscono sempre nel vivo.
Bologna è serafico, ma anche capace di intervenire nel ritmo all'improvviso, obbligando il guascone Napoli a cambiare tutta la scaletta del concerto con una sinfonia di Verdi uscita dal nulla.
Ci vuole l'artiglieria pesante in riva al golfo, prima che la situazione diventi Gomorristicamente calda. Quale occasione migliore per esibire lo strumento principale dell'orchestra, il noto Milikkeballacche?
Ed è subito hit, decibel e bpm che spazzano via Bologna, ora frastornato e spaesato come Balanzone ad un concerto degli Slayer.
Il direttore d'orchestra Sarri, che dirige in tuta perchè gli hanno detto che i direttori in doppiopetto sono tutti democristiani, si compiace e conclude un'altra tappa di successo con il suo solista principale.
Napoli può di nuovo guasconare, davanti a tutti.

Nel frattempo prosegue il rapporto conflittuale tra Udinese, personaggio di ceto medio ma non visto benissimo a causa di uno spesso ingiustificato snobismo e Chievo, operaio dell'impresa Veneta che riesce sempre a sfamare la famiglia sporcandosi le mani coi caporeparto Hetemaj e Cesar.
La discussione tra i due è accesa, con l'astuta mossa padronale di Udinese che manda avanti il bodyguard colombiano Zapata per dominare il confronto. La lotta operaia però è impossibile da estirpare ed ecco allora che il magazziniere Castro segna un punto importante per il picchetto.
Quando i sindacati pregustavano già il compromesso del pareggio, l'addetto al tornio Cacciatore con mossa a sorpresa piazza 5 minuti di straordinari pagati e frega il signorotto sulla campanella di fine giornata. La rivoluzione industriale non finisce mai.

Seguiranno le storie incrociate di alcuni personaggi secondari, come Torino ed Empoli che probabilmente non si ricorderanno neanche di essersi incontrati, o come la sfida tra i caseari Cagliari, il Re del pecorino e Atalanta, la dea del taleggio.
E' domenica per i sapori forti e versatili, sapientemente miscelati da Chef Borriello che fa tesoro della sua giovinezza da marinaio con tre-quattro donne per ogni porto e serve al pubblico piatti irresistibilmente incisivi. Il suo sous-chef è il locale Marco Sau che attraverso il gusto della tradizione manda definitivamente a casa Atalanta e tutto il suo taleggio in avanzo: speriamo che nelle terre amiche della bergamasca sia poi venuta fuori una risottata come Dio, anzi la Dea, comanda.
Interessante lezione del ragazzino prodigio Sassuolo all'antico maestro Genoa, che mentre gli ricorda che a fine ottocento loro giocavano anche a cricket viene bruscamente riportato nel presente dal surplace dei ragazzini emiliani sulle biciclette che prendono il largo e si preparano a un'altra stagione da enfants terribles, tipo quelli che "Noi siamo gli intoccabili e voi ci avete rotto" di epoche ormai andate.
Quasi perde interesse lo sperduto rendez-vous tra il timido Crotone e l'inguaiato Palermo che passa sottotraccia, col sospetto che entrambi si ritroveranno l'anno prossimo tra una trattoria a Benevento e uno stornello ad Ascoli o a Terni. Nel frattempo l'ex cecchino macedone Nestorovski torna all'antica e colpisce.

Nel tardo pomeriggio, tra i vicoli già noti per la Milano da Bere, si scontrano nuovamente due ataviche nemiche: da una parte c'è Inter, una eterna adolescente nota anche come Beneamata, reduce da un passato denso di delusioni d'amore ma anche di notti lussuriose e tremendamente goderecce. Discendente di un nobile passato della casata Bauscia e forse fin troppo viziata da papà Massimo nel recente passato, ora si fa vedere in giro con il suo nuovo compagno cinese.
Dicono che sia un buon partito e che soprattutto faccia sul serio, anche se dovrà fare il possibile e anche l'impossibile per farsi accettare dalla famiglia aristocratica.
Avanti a sè, ecco Juventus: ex rampolla di una nota famiglia di industriali, ha la sua età ma si mantiene affascinante per qualcuno e spocchiosa per qualcun altro. Si dice la chiamino Vecchia Signora a causa della sua lunga storia di presunta amante dei potenti, ma chi la conosce bene sostiene siano solo dicerie.
Non vanno d'accordo Beneamata e Vecchia Signora: anni fa si contesero a lungo lo stesso uomo, poi l'una accusò l'altra di averlo rubato con mezzi illeciti. La vicenda finì in tribunale e l'acredine rimane viva a un decennio di distanza da quell'evento, senza che nessuna delle due abbia la minima intenzione di deporre le armi.
Beneamata, uscita da un periodo turbolento in cui ha di nuovo cambiato amicizie non è certa di poter battere la Vecchia Signora, abile e scaltra a rifarsi il look in estate spendendo una fortuna in cosmetici, abiti e orpelli vari. Sarà però proprio la spocchia a tradire la Vecchia Signora, che si presenta allo scontro di Milano in abiti più sobri del previsto quasi a voler dileggiare la sua rivale e contendente, Beneamata, che al contrario si ricorda di essere bella e pure tosta nel momento giusto. Ma, come sempre, non finirà certo qua.

Ultima scena della puntata dedicata alla ruspante Fiorentina, circondata da gigli ovunque si trovi e affidata alle cure di un ombroso uomo dalla carnagione mediterranea che pare l'abbia resa più bella qualche tempo fa, per poi attraversare un momento di crisi che non ha comunque separato i destini dei due. L'incontro è con Roma, una donna smarrita nella grandezza della sua provenienza tanto da definirsi spesso vincitrice morale di questo e quell'incontro.
L'incontro è cromaticamente un disastro; passi per Fiorentina, abituata a vestirsi di viola, ma gli abiti con cui si presenta Roma sarebbero inguardabili perfino ad una festa in maschera. Roma, affiancata dall'inseparabile compagno Francesco mai troppo anziano per lei, avrà l'occasione di stanare la coriacea Fiorentina che alla fine però riuscirà a prevalere grazie ai suoi amici croati, presenti per l'occasione, e alle loro specialità illusionistiche che faranno apparire valido un argomento in realtà non consentito.
Si dice che il personal trainer di Roma, Sor Luciano, non l'abbia presa affatto bene.

NEL PROSSIMO EPISODIO: Il guascone cercherà di suonarle al vecchio maestro e grande amico Genoa; la Vecchia Signora che schiuma rabbia per la beffa milanese torna a casa per divorarsi pecorino e pane guttiau; Roma e Sor Luciano cercheranno di sfogare la loro grandeur sull'introverso Crotone; la Beneamata dovrà uscire dai nobili ambienti meneghini per affrontare un nuovo ostacolo nella provincia toscana. 

1 commento:

  1. Fulvio, ti seguo da anni e ti apprezzo davvero anche oltre al comune tifo, ma in tutta onestà ti devo dire che ho faticato tanto ad arrivare alla fine di questo articolo.

    Un altro articolo del genere non so se riuscirei a finirlo.
    E sono arrivato alla fine di diversi romanzi di Philip Dick e dei primi quattro capitoli di Dune, che in quanto a visionarietà e difficoltà di lettura sono tutto dire.

    Ovviamente il paragrafo più interessante è quello sull'Inter, ma arrivarci è stato un calvario.

    Sia chiaro, è un parere personale, magari ad altri piace, e in realtà spero che tu censuri o elimini il mio commento, perché non meriti affatto che l'unico commento sia negativo.

    Però, prima di dedicare altro tempo (perché sicuramente ce ne hai dedicato) ad articoli del genere, verifica che siano veramente apprezzati.

    Mi piacerebbe anche poterti suggerire come migliorarlo, poter fare una critica costruttiva e non distruttiva, ma francamente non ne sono in grado.

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