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giovedì 22 settembre 2016

Prove generali di grande squadra




Mi ricordo quel tempo in cui andare al Castellani di Empoli era diventata una cosa problematica, figuriamoci in mezzo alla settimana, figuriamoci senza un uomo chiave.
Lo sapevi cosa ti aspettava: pressing alto, marcature a uomo, pugni sui reni impercettibili agli occhi ed avversari assatanati nel voler trasformare un campo di provincia in un terreno disseminato di mine Claymore.
Poteva essere il trappolone di inizio campionato perché, diciamocelo: siamo ormai condizionati dal fatto che negli ultimi anni non abbiamo avuto uno straccio di continuità se non all'inizio della scorsa stagione e soprattutto eravamo abituati a una squadra che alle prime difficoltà perdeva in un attimo la bussola del coraggio.

E invece stavolta questo apparentemente anonimo mercoledì di settembre ci ha riservato una serata da vecchia Inter.
Io non ricordo su due piedi una partita in trasferta degli ultimi due-tre anni condotta con la tranquillità, la solidità, la consapevolezza dell'Inter di ieri sera.
Va bene, l'Empoli non è la rivelazione di Sarri né la conferma di Giampaolo e probabilmente retrocederà in B; ma non è forse vero che se prendiamo le trasferte in casa delle ultime retrocesse troviamo cronologicamente un 2-1 a Carpi con sofferenza finale, un 1-0 a Frosinone con due traverse avversarie e un 3-3 a Verona ripreso per le punte dei capelli?
E questo è solo l'ultimo anno, figuriamoci quelli precedenti.


A Empoli abbiamo visto le prove generali della grande squadra, almeno dal punto di vista mentale, che può diventare l'Inter di De Boer.
Non è detto che ci si riuscirà, ma è innegabile che la squadra vista ieri sera ci abbia trasmesso fiducia, tranquillità, potenza.

Non a caso si esce per la prima volta senza andare sotto e, di conseguenza, senza prendere gol. Non a caso anche questa vittoria nasce a centrocampo, il reparto da cui nella seconda metà della scorsa stagione nascevano i problemi irrisolti nel mercato di gennaio.
Con la valenza tattica di Medel, che se viene consegnato ad un compito di mero equilibrio senza coinvolgerlo in costruzione manovra diventa un giocatore prezioso. Con Kondogbia, che senza strafare o scintillare ha comunque fatto le cose giuste nel modo giusto.

Con questo decisivo rinforzo che è, o quantomeno sembra, Joao Mario: ditemi voi da quanto tempo aspettavamo un centrocampista Box to Box che dominasse in campo senza fare un sacco di fumo, come successo con Guarin.
Ditemi voi da quanto tempo non vedevamo un centrocampista recuperare palla e ribaltare il fronte nella stessa azione, mandando in porta il compagno. Tutto con eleganza e tranquillità. Sensazioni che avevamo ormai smarrito nel mare di giocatori da "Vorrei ma non posso" transitati di qua.





Si scrive sostanza, si legge Candreva: ho fatto fatica a digerire questo acquisto ed i suoi oneri, ma mi sono trovato davanti agli occhi un giocatore intelligente sia dal punto di vista tattico che dal punto di vista dell'atteggiamento.
Un giocatore che non si fa nessun problema a fare il quinto di difesa, il quarto di centrocampo e il terzo d'attacco nella stessa azione, un giocatore che a testa bassa e senza farsi notare troppo risulta un mietitrebbia potente e preciso.
Icardi, che i gol li faceva anche giocando con M'vila e Jonathan, può allora iniziare a svariare sul fronte d'attacco, attirare a sè i centrali, andare a pressare Skorupski anche al 95' facendo ampi gesti alla squadra per alzare il baricentro anche se la partita agonistica è già finita da un pezzo.
Fare reparto da solo non è un tabù per Mauro, che forse aveva solo bisogno di avere una squadra che gli orbitasse attorno nel modo giusto.


E sono tre: tre vittorie consecutive senza fare troppo rumore e senza che venga ritenuto un fatto eccezionale o scintillante, è solo la normalità.
Figuratevi che abbiamo vissuto un tempo in cui la terza vittoria di fila aveva la stessa risonanza del Sacro Graal.
Per molti era stato casuale dominare l'atteggiamento contro la Juventus, per alcuni addirittura era stata la partita più brutta degli ultimi 30 anni.
Per i sacri intoccabili della carta stampata De Boer non sapeva nemmeno da che parte era girato, che tanto serve sempre "il scemo di turno" su cui far leva per consentire a chi non sa nemmeno come si scrive la parola Calcio di svoltare la giornata.

Senza cadere in giudizi estremi ma pensando una partita alla volta, il messaggio da Empoli arriva invece forte e chiaro: la strada è quella giusta e chi si ferma è perduto.
Avanti Inter, per aspera ad astra.

1 commento:

  1. senza andare sotto e, di conseguenza, senza prendere gol

    Forse volevi scrivere il contrario.
    Si può prendere gol senza andare sotto.
    Non si può andare sotto senza prendere gol.

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