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martedì 13 settembre 2016

Next Big Things Ep. 1: LEON BAILEY


Next Big Things è un viaggio alla ricerca di grandi talenti tra gli Under 20 di tutto il mondo.
Non ci sono velleità di scouting professionale o altre presunzioni del genere in questa rubrica, ma semplicemente il piacere di far conoscere e condividere alcuni potenziali protagonisti del futuro calcistico.
In questo episodio parliamo di Leon Bailey.



19 anni appena compiuti ed umili natali in un sobborgo di Kingston, capitale della Jamaica; raramente il paese caraibico produce talenti nel calcio, ma Bailey sembra davvero la classica mosca bianca.
Leon in Belgio ci arriva a 15 anni, ma qualcosa va storto: il suo agente ha in mano dei visti falsi che si traducono nella permanenza illegale nel paese, a margine della quale il ragazzino e i suoi rappresentanti spariscono nel nulla prima di ricomparire ad Amsterdam dove Bailey svolge qualche allenamento con l'Academy dell'Ajax che non basteranno per l'inserimento in squadra, nonostante Ronald De Boer ne riconosca immediatamente i mezzi atletici fuori dal comune, in particolare velocità ed agilità, abbinati ad una buona tecnica.

Bailey si trasferisce al Trencin, in Slovacchia, dove si consacra a livello giovanile attirando a sè anche le attenzioni di Piet De Visser, uno dei top scout del Chelsea, che prova a portarlo a Londra nell'estate 2015.
Tutto inutile, perchè Bailey sceglie di chiudere il cerchio della sua adolescenza e di tornare dove aveva cominciato: al Racing Genk, in Belgio, non proprio una tappa di formazione qualunque se si pensa che da lì sono usciti Courtois, De Bruyne e Carrasco tra gli altri.
Il ritorno in Belgio è un successo: alla sua prima stagione da professionista, Bailey gioca 42 partite segnando 7 gol e servendo 11 assist, guadagnandosi a fine stagione il titolo di Miglior Giovane della Jupiler Pro League belga.



Ma che tipo di giocatore è il ragazzo caraibico?
Il suo potente atletismo, portato in dote dalla terra di Usain Bolt, lo ha reso un'ala esplosiva che può giocare indifferentemente a sinistra e a destra pur usando quasi esclusivamente il piede mancino.
Il suo uno contro uno si è dimostrato mortifero in Belgio, ben pochi difensori sono usciti dal duello con lui senza una piccola emicrania; gioca a testa alta, con quella tranquillità quasi incosciente che lo porta a far sembrare facili cose che sono difficili in proporzione all'età.
Ha spesso l'intuizione dell'ultimo passaggio e la sua tendenza a convergere unita a una visione di gioco in crescita può far presupporre la chance di imparare il gioco da trequartista puro.
I problemi più urgenti da risolvere per Bailey sono quelli della fase difensiva, in un calcio che chiede sempre più agli esterni di parteciparvi Bailey se ne dimentica spesso e volentieri senza tuttavia andare ad inficiare, per ora, le prestazioni. Inoltre, nonostante le doti di assistman dimostrate, tende ancora ad innamorarsi troppo del pallone.
Il classe '97 ha rifiutato la nazionale maggiore della Jamaica per giocarsi le sue carte con la rappresentativa belga per cui maturerà i requisiti a breve.
Quest'anno, oltre a consacrarsi col Genk, ci sarà anche il battesimo continentale in Europa League dove il suo club affronterà anche il Sassuolo nella fase a gironi: una buona opportunità per vedere nel nostro paese un talento che tra un annetto o due potremmo ritrovare su palcoscenici ancor più scintillanti.

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