"Nelio Lucas, non Doyen".
Ve la ricordate questa frase? Sui social network é diventata famosa nel corso di quest'estate dopo che Milan Channel la utilizzò in una sua grafica per fare in modo che il club prendesse le distanze dall'ormai chiacchieratissimo fondo di stanza a Malta.
Qualche mese dopo possiamo dirlo con più certezza: nel canale tematico rossonero non ci erano andati così lontani. Se il concetto in sé e per sé può difficilmente esistere, vero è che le strade dei due annunciati amanti di inizio mercato a un certo punto si sono divise per non reincontrarsi più, quantomeno pubblicamente, fino alla fine.
Mentre tiro un bel sospiro di sollievo e con molto conforto ritorno sui miei passi di inizio Giugno, vi racconto cosa ha fatto Doyen quest'estate senza certo parlare di vacanze.
Riavvolgiamo il nastro: è Giugno e c'è l'annuncio che riguarda la cessione del 48% del Milan a Mr.Bee che sceglie come advisor di mercato Doyen Sports, con tanto di tronfio annuncio da parte del fondo sul proprio sito internet.
Si rincorrono i nomi: Falcao, Brahimi, Gabigol e tanti altri in orbita Doyen per fare un grande Milan fin da subito. Il selfie che ritrae Galliani e Lucas su un lussuoso aereo privato sembra certificare l'unione, che dovrebbe sfociare in un affare molto redditizio per vestire di rossonero Jackson Martinez, per poi sferrare l'assalto a Kondogbia e concludere con il ritorno in pompa magna di Ibrahimovic.
Il sodalizio dura finchè in un nerissimo sabato di Giugno sfuma il colombiano, che va all'Atletico Madrid e sfuma anche Kondogbia in un derby cittadino vinto dai nerazzurri.
Da qui in poi tutto finito: nessuno a parte i protagonisti saprà mai con certezza l'esatta dinamica, ma nel dubbio la stampa fa a pezzi Lucas ritenuto responsabile delle due docce gelate e da qui in poi di Doyen e Milan non si parlerà più, anche se l'intercessione del fondo potrebbe aver facilitato l'affare Bacca (condizionale d'obbligo) visti gli indiscussi agganci con il Siviglia.
Anche se solo il bilancio rossonero potrà sopire ogni dubbio in merito, mi sbilancerei nell'affermare che a rigor di logica i soldi che girano non dovrebbero essere quelli del fondo, ma lo stanziamento messo a disposizione dai Berlusconi nell'ambito di una trattativa societaria ancora nebulosa e non giunta a conclusione.
Il crocevia nel day after la crociata di Montecarlo fallita dal Milan, Doyen cambia percorso e avvia un vero e proprio tour europeo tra affari e tribunali.
PORTO - Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Ecco, se Doyen era partita dal Portogallo e da Oporto per tentare di mettere le mani sul calciomercato europeo, è a Oporto che ritorna subito dopo aver abbandonato i radar rossoneri, divenuti ormai ostili.
Non che Doyen sia appannaggio esclusivo di un solo club per volta, chiariamoci, per i calciomercanti del nuovo millennio mettere il piede in più scarpe è una regola ferrea e intaccabile. Con il Porto però, la sinergia torna a crescere come un'estate prima. Al punto che Giannelli Imbula, giocatore che stava per firmare con l'Inter, viene prelevato dall'Olympique Marsiglia e spedito al Porto per una cifra assolutamente fuori da ogni possibile previsione: 25 milioni di Euro che sembrano una follia assoluta in un momento in cui l'OM era atteso da un'ispezione dell'organo di controllo gestione francese, equivalente all'obbligo di contabilizzare entro il 30 Giugno.
La sera del 29, invece, quando una normale transazione soggetta alle leggi di mercato avrebbe voluto che fosse il compratore ad avere le migliori condizioni vista la situazione del venditore, Imbula si muove a quella cifra e si sparge presto la voce che c'è lo zampino di Doyen come sgarbo all'Inter per risarcire il Milan. La verità è un'altra ed emergerà con più chiarezza settimane dopo.
Nel Porto in cui c'è la coabitazione forzata con Jorge Mendes, come in tutto il mercato portoghese, Doyen recita un ruolo importante nella mediazione che porterà al do Dragao Iker Casillas e Maxi Pereira (dal Benfica, non un dettaglio) e si congeda regalando nelll'ultimo giorno di mercato Jesus Corona, un messicano che veste la maglia del Twente e di cui Doyen possedeva i diritti economici fino al ban della Uefa (su cui torneremo poi): sarà un caso ma gli olandesi vedono solo una tranche di quei soldi, con la restante percentuale ufficialmente promessa per l'anno successivo, con il dubbio che rimane a proposito della cassa da cui verranno prelevati.
Poco più in basso qualcosa si era mosso anche a Lisbona sponda Benfica, un appezzamento privilegiato di Jorge Mendes che ha dirottato nelle casse del club lusitano i milioni di Lim nello shopping del Valencia.
A partire da Ola John, il giocatore che secondo molte versioni fece (indirettamente) incontrare nel 2013 Adriano Galliani e Nelio Lucas: con la necessità di dirimere la questione sulla proprietà del giocatore a seguito del ban della Fifa, il Benfica ha cercato per tutta l'estate di vendere il giocatore riuscendo solo ad ottenere un prestito a Reading durante l'ultimo giorno di mercato, con il risultato di un debito aperto di poco meno di 6 milioni nei confronti di Doyen per la percentuale che il fondo deteneva sul giocatore, che il Benfica si è poi impegnato a risarcire in più tranches.
Non é dunque così difficile intravedere una connessione tra il braccio di ferro per il rinnovo di Maxi Pereira col Benfica mai avvenuto ed il suo passaggio gratuito ai rivali storici del Porto curato proprio da Doyen, in posizione di forza visto il credito accumulato con il club di Lisbona.
OLYMPIQUE MARSIGLIA - Imbula, dicevamo: sgarbo all'Inter o favore all'Olympique Marsiglia? Tutto lascia pensare alla seconda ipotesi, perchè una cifra del genere alle condizioni già descritte sopra per un giocatore che in questo momento è dichiarato ancora lontano dall'ambientamento non è casuale in un mercato come quello attuale.
Doyen collabora con l'OM e le settimane successive lo chiariranno senza ombra di dubbio: al club francese Doyen "media" i trasferimenti di Manquillo dall'Atletico Madrid e di Lucas Silva dal Real Madrid, oltre a far muovere ancora una volta dal Porto il difensore Rolando, che l'Inter non riuscì a riscattare un anno fa.
Ci sarebbe stato anche tranquillamente spazio per Leandro Damiao, un altro pezzo "pregiato" della scuderia, se non fosse che il brasiliano si sia messo di traverso rifiutando la destinazione: ai piani alti del fondo non l'hanno presa benissimo.
Doyen e OM non si sono incontrati in questi mesi: già nel 2014 Nelio Lucas aveva espresso l'intenzione di sbarcare in Francia dove gli sceicchi del PSG e il Monaco fortemente condizionato dall'impronta dell'onnipresente Mendes avevano dominato il mercato.
A Marsiglia Doyen aveva ad esempio piazzato Doria, giocatore che Bielsa etichetterà come "non richiesto" e che in Costa Azzurra non lascerà tracce di sé.
Ed è forse proprio a causa, o concausa, di queste politiche societarie non totalmente concentrate sul campo che "El Loco" lascia la panchina marsigliese all'alba del campionato 2015/16: il posto vacante non sfugge a Doyen che il 19 Agosto lì vi sistema uno degli allenatori della sua scuderia, Michel.
SPORTING E FIFA: LE BATTAGLIE LEGALI - La torrida estate di Doyen non ha vissuto di soli affari, ma anche di diverse apparizioni in tribunale ove, caso strano, ha interpretato sempre la parte dell'accusata, sia essa riconducibile ad un'azione da parte di un club piuttosto che di un ricorso a seguito di un provvedimento limitante.
Doyen viene trascinata al TAS da Bruno de Carvalho, Presidente dello Sporting Lisbona, a metà Giugno per risolvere l'asprissimo contenzioso aperto dall'affare Rojo, secondo l'accusa forzato dal fondo e ampiamente antieconomico per il club lusitano.
Per l'occasione Doyen schiera in suo favore una lista di personaggi a testimoniare per la propria onorabilità: tra questi è il caso di citare il Presidente del Porto Pinto da Costa, che da queste colonne non è mai stato trattato con i guanti e che comunque con Doyen ha solo di che guadagnare (lui personalmente, si intende) e ben due ex dirigenti dello Sporting stesso tra cui l'ex Presidente Godinho Lopes.
Un caso più unico che raro di ex dirigenti di un club che vanno a testimoniare in favore di un esterno contro il club stesso. Il contenzioso è ancora in essere e non è di facile risoluzione, ma le accuse a carico di Doyen non sono esattamente morbidissime, nel momento in cui emergono dettagli inquietanti sulla vicenda e sul contratto-capestro che l'ha accompagnata.
Da Losanna a Bruxelles il passo è breve ed è lì che Doyen consuma un altro capitolo della sua estate a colpi di carte bollate, perdendo il primo round di una guerra contro la FIFA e il divieto TPO che ci accompagnerà per parecchio tempo.
Doyen manda in campo lo stesso difensore (l'Avvocato Dupont) e gli stessi argomenti (violazione dei principi di libertà dell'UE) che avevano fatto colpo sul tribunale di Prima Istanza di Bruxelles qualche settimana prima nell'ambito del ricorso Striani sul breakeven imposto dal Fairplay Finanziario ma questa volta la capitale belga non è terra di conquista, allorché lo stesso tribunale a fine Luglio dice no alle motivazioni Doyen riguardanti soprattutto la circolare 1464, definita "abuso di posizione dominante della Fifa".
La motivazione principale espressa dagli organi istituzionali è molto semplice e chiara: non c'è prova di violazioni delle leggi UE. Un verdetto difficile da digerire per Doyen che con Dupont, sempre quello della sentenza Bosman, era molto confidente di portare a casa un risultato migliore. Anche questa guerra comunque è tutt'altro che conclusa, con il fondo supportato anche da Federazione spagnola e portoghese che ha minacciato tempesta attraverso il suo sito ufficiale.
Portogallo e Spagna, i feudi di Doyen: anche se non sono stati approfonditi in questa già lunga ricostruzione analitica, Atletico Madrid e Siviglia rimangono sotto la forte sfera di influenza del fondo, che anche per quest'estate gli ha quasi totalmente rivoluzionato la squadra.
Doyen c'è, insomma: sarà scomparsa dalle cronache ma di certo è ancora radicata molto bene nel mondo del calcio, reiterando quell'anomalìa finanziaria ormai sempre più vista come una regola a cui bisognerà porre ancora più freni prima che diventi ancora più problematica.