Senza soldi forse, ma Kon dogbia.
Il colpo più inaspettato del mese, se non dell'intera estate ha vissuto oggi i suoi fuochi d'artificio in una Piazza milanese gremita di nerazzurro. In ballo non c'era un trofeo, o forse sì: perché, diciamocelo, Kondogbia è forte e potenzialmente un fuoriclasse, ma la gran parte della folla è stata mossa dalla sensazione di essersi portata a casa un trofeo dalla caccia grossa contro i vicini di casa che ce l'hanno menata per settimane, prima di farsi sorpassare tra le curve di Montecarlo.
O forse no, forse la pole position l'avevamo fatta noi e loro si sono persi nella corsia dei box a fare un cambio gomme che gli ha portato via quei secondi preziosi che hanno permesso alla scuderia Ausilio-Fassone di farsi sventolare la bandiera a scacchi portando a casa il giovanotto, poi a sua volta sventolato alla folla come una bandiera.
Ci sono e soprattutto ci saranno diverse considerazioni da fare su questo acquisto.
Intanto abbiamo capito che quando si diceva "sparigliare il tavolo" lo si intendeva nel vero senso della parola: via il buffet un po' scolorito da All you can eat senza pretese e dentro una goloseria da bistrot di pregio, che per quanto ne sapevamo fino a una settimana fa poteva finire nei ristoranti stellati di Londra o nella nuova gestione di quelli dell'altra sponda, che almeno per il momento continuano ad essere una pizzeria con un menu à la carte di grandi piatti su cui campeggia la scritta "prossimamente".
Abbiamo capito che Thohir ha i piedi per terra ma sa anche stare su un'asticella a fare le contorsioni degne del circense più allenato, perchè è evidente che spendere 30 milioni in piena sanzione FFP è un salto mortale lungo un anno a cui Mancini e squadra dovranno mettere una rete chiamata Champions League.
Non starò a dilungarmi nello spiegare il perchè questa operazione, peraltro con pagamento triennale, non sia espressamente vietata da nessun regolamento nè accordo, visto che c'è chi l'ha spiegato certamente meglio di me.
Preferisco invece ricordarmi di come il progetto sia in ritardo di un anno, perchè la tabella di marcia prevedeva che la Champions League arrivasse a partire dalla imminente stagione (ah, qualora vi fosse sfuggito, visto il low profile con cui è stata data la notizia, la Champions League è in esclusiva su Mediaset e non sarà visibile sulla paytv satellitare, ndr).
Me lo aspettavo? No, non me lo aspettavo. Mi aspettavo una campagna acquisti ricca ma fatta di ingredienti sostanzialmente poveri, con un tocco di qualità che però non facesse impennare il prezzo con cui la ricetta arriva poi a tavola.
Mi aspettavo che il Milan, forte di Lucas, non arrivasse a un suo ex assistito? No, non me lo aspettavo. Anche perchè gli scenari iniziano ad essere più torbidi, ora che è evidente come il fondo non stia facendo nulla in linea con il comportamento normale di un fondo.
E se fosse vero ciò che ha dichiarato oggi Bellinazzo, cioè che di dané ghe n'é minga o quantomeno non ancora, dovrei necessariamente riaprire tutto il fronte del ruolo di Doyen nel Milan.
Fermo restando che quanto da me enunciato sul funzionamento standard di un fondo rimane più che valido e che la mia presa di posizione sulla vicenda partiva da una realtà fatta di 35 milioni al Porto che a questo punto potrebbero non essere mai esistiti.
Oggi Tuttosport si premura di alzare l'ipotesi che Doyen sia passato dalla parte dell'Inter, posizione che prometto di monitorare nelle prossime settimane perchè il mio club in mano ai venditori di fumo io non lo vorrei nemmeno se mi portasse Messi nel mio giardino a fare la "tedesca".
Si cita anche Miranda, collegandolo alla privilegiata gestione del fondo di Lucas nell'Atletico Madrid. Cronologicamente, però, non ci siamo: Miranda fu acquistato nel Gennaio del 2011, Doyen mise le mani sull'Atletico Madrid 10 mesi dopo escludendo dunque ogni correlazione che gli permetta di avere una voce in capitolo, anche perchè chiunque pensa che Doyen faccia i profitti con i prestiti biennali ci ha capito proprio poco.
L'analisi rivela comunque un approccio alla questione fondi di investimento che continua ad essere superficialmente sbagliata perché, come ripeto da settimane, un fondo di investimento non ha e non avrà mai bandiera: crede solo nella carta frusciante, da qualunque parte essa arrivi e ci prospera. Pecunia non olet, è la storia del mondo.
Considerazione che mi porta ad un'altra doverosa precisazione che in molti sembrano non aver compreso: non è problematico incrociare Doyen o qualsiasi altro fondo di investimento sul mercato, semplicemente perché è davvero improbabile non avvenga. Lo era e lo sarebbe stato ancora in condizione di TPO libere, ma sappiamo che tali operazioni non possono essere più fatte.
L'unico problema che io denuncio, e lo voglio ripetere con forza, è consentire a queste entità di mettere le mani nei e sui club come già successo non lontano da qui.
Voglio sia chiaro ancora una volta come il timore che attanaglia il sottoscritto sia un calcio in cui i club diventino veicoli di profitto per agenti esterni a scapito della propria autonomia gestionale ed economica, in un sacco identitario che può portare solo verso l'ultimo, definitivo baratro.
A monte io sono uno che di Thohir si è sempre fidato, anche quando gli arrivavano le bordate geograficamente sconnesse da un personaggio che sta facendo collezione di scheletri nell'armadio, anche quando i trombettieri di Moratti (Ops, l'ho detto) hanno scambiato un barattolo di pece nera coprente per un'inchiesta che avrebbe dovuto fare luce su aziende ed azienducole, banche ed altre entità strane. Ma di questo ho già parlato in altre sedi.
Mi fido soprattutto perchè capace di fare business negli Stati Uniti, dove per inciso la metà dei nostri dirigenti non passerebbe nemmeno la dogana dell'aeroporto e verrebbe prontamente rispedita a fare impresa nel suo provincialismo dorato, solo leggendo le prime tre righe del curriculum.
Mi fido perchè si è accordato con la Uefa facendo sicuramente il bene del club. Chi non l'ha fatto, le Coppe le ha salutate per un bel po'.
Mi fido, ma non abbasso per questo la guardia, curioso di capire in che modo faremo lo slalom tra i paletti della Uefa senza inforcare lungo il percorso e curioso di capire se c'è una sola correlazione con fondi di investimento a indirizzo sportivo (quelli a indirizzo finanziario li ha già messi in fila Goldman Sachs nell'ambito della ristrutturazione del debito).
Per ora mi limito a respirare l'aria buona al di fuori del fortunale lasciato alle spalle, in attesa di studiare le manovre che dalla tempesta ambientale ci hanno fatto uscire.
Senza cieca faziosità.
Ma intanto Kon dogbia.
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