Come nasce uno tsunami?
Prendete un movimento tellurico, di quelli che fanno storia; prendete un'onda anomala che assume vita al largo delle coste, lontano da occhi indiscreti; prendete una marea che si ritira per centinaia di metri, dopodiché attendete che la natura mostri la sua forza devastante.
Nell'economia del calcio globale c'è ormai da tempo un nuovo giocatore che sembra avere in mano sempre le carte vincenti e che agisce in maniera metodica e inesorabile, proprio come uno tsunami, promettendo una devastazione, intesa come stravolgimento totale, del calcio per come siamo stati abituati a conoscerlo fino a questo momento: l'economia cinese sta giocando da anni le sue fiches in tutto il pianeta per impadronirsi del gioco globale per antonomasia.
Un percorso studiato e ben stratificato, che sta già assumendo i contorni di una quiete prima di una tempesta e che, se fosse uno tsunami, si collocherebbe temporalmente nel momento in cui la marea si ritira suscitando la curiosità e gli interrogativi di chi la sta a guardare.
Ecco come la Cina potrebbe riuscire a mutare profondamente ed inesorabilmente i contorni del calcio globale, promettendo di riuscire a concentrare i 150 anni di evoluzione del pallone avvenuta altrove in soli 10.
UN AFFARE DI STATO - Come in tutte le grandi storie di evoluzione e cambiamento economico e sociale, serve un gioco di potere per porre le fondamenta di un nuovo corso: Xi Jinping, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, in questo senso è stato l'uomo giusto al momento giusto.
Inserito nell'attuale contesto storico cinese, fatto di eccezionale crescita economica e di sfrenata visione capitalistica, Jinping ha utilizzato la storia dell'umanità per ripercorrere le orme di chi ha utilizzato il calcio come uno strumento di propaganda che fungesse da vettore per il consenso al proprio governo.
In che modo?
Scandendo nel proprio programma tre punti ben definiti: qualificare la Cina alla Coppa del Mondo, ospitare la Coppa del Mondo e vincere la Coppa del Mondo.
Né più né meno di quanto già riuscito a Mussolini nel 1934 ed ai colonnelli argentini nel 1978 e di quanto tentato e clamorosamente non riuscito a Getulio Vargas in Brasile nel 1950, con la disfatta finale (Il Maracanazo) che resta non a caso la storia più incredibile che si sia mai vista nel calcio di alto livello.
La differenza sostanziale è che Jinping ha potuto porre le fondamenta di questo obiettivo nel momento in cui il calcio è diventato meno gioco e più finanza, armando i grandi gruppi industriali e finanziari della attuale seconda economia mondiale per mettere le mani sul calcio di tutto il pianeta, come vedremo più avanti.
Nel frattempo, per essere certo che il popolo segua compatto la sua visione, ha istituito l'insegnamento obbligatorio del calcio nelle scuole a partire dal 2017 e rilanciato in maniera massiccia il campionato locale, la Chinese Super League, rendendolo in pochissimi anni uno dei campionati più ricchi del mondo.
CHINESE SUPER LEAGUE, LA MACCHINA DA SOLDI IGNORATA - Il campionato cinese ha infatti invertito la tendenza nel 2011, pochi anni dopo un potentissimo scandalo del calcioscommesse che aveva ridotto ai minimi termini la credibilità e il seguito del torneo locale.
Da quell'anno, le cifre messe in campo dagli oligarchi facenti parte delle più grandi aziende del paese, hanno fatto letteralmente schizzare le cifre del calciomercato locale. Tanto che ad inizio 2015, nel silenzio generale, la Chinese Super League era seconda solo alla Premier League per giro di affari relativo ai trasferimenti dei calciatori.
Chinese Super League spent more money than Serie A, Liga or Bundesliga in this transfer window [Data @Transfermarkt] pic.twitter.com/ZvpYYkX42k
— Bleacher Report UK (@br_uk) 27 Febbraio 2015
Proprio nel 2011 iniziò a registrarsi un deciso calo delle ex stelle in cerca dell'ultimo contratto vantaggioso prima di imboccare il definitivo viale del tramonto ed un aumento significativo delle transazioni riguardanti calciatori di prospettiva od in piena maturità calcistica, gettando l'esca soprattutto in Brasile attraverso un meccanismo che verrà spiegato più avanti.In questo contesto si collocò il discusso trasferimento di Conca che, da miglior giocatore del campionato brasiliano, divenne per un periodo il calciatore più pagato al mondo dopo Messi e Cristiano Ronaldo.
Non finirà qui: i ricchi stipendi attrarranno anche calciatori nostrani come Diamanti e Gilardino e garantiranno uno stipendio da 12 milioni annui a Marcello Lippi, che ripagherà sul campo con prestazioni fuori dall'ordinario attraverso la conquista della Champions League asiatica con il Guangzhou Evergrande (guidata da un enorme gruppo immobiliare e responsabile del maxi ingaggio di Conca di cui sopra), che fino a quel momento non aveva mai passato la fase a gironi.
L'obiettivo della Chinese Super League non è mai stato tuttavia l'appeal internazionale, per due sostanziali motivi: il primo è che l'invasione straniera minerebbe l'originario progetto di crescita nazionale, driver di tutte le risorse messe in campo per il torneo locale che mantiene non a caso un numero chiuso di stranieri (massimo cinque).
Il secondo è che ad una decisa crescita locale non si è voluto far coincidere una crescita internazionale, come invece si sta facendo nel mondo occidentale verso est, proprio perché l'economia cinese è un fattore circoscritto e non globale: per dare la misura del non sviluppo cinese dei propri brand all'estero, in quanti risponderebbero alla domanda "quali sono i colori sociali del Gaungzhou Evergrande" senza pensarci?
Il torneo è di fatto un veicolo per ascendere vertiginosamente nel panorama del calcio mondiale ed i tanti nomi esotici attirati sono serviti soprattutto a far riavvicinare il pubblico, che ha risposto ricominciando a popolare gli stadi che ora si attestano intorno alle 20mila presenze medie (non male, in considerazione del fatto che lo sport nazionale non è sicuramente il calcio).
Il progetto cinese segue due strade che portano a due emisferi diversi: il calciomercato sempre più massiccio ed a suon di milioni viaggia verso il Brasile come già detto, mentre il tirocinio dei dirigenti e la formazione dei calciatori attinge le sue maggiori risorse nella vecchia Europa, culla del calcio globale come lo conosciamo oggi.
Andiamo a scoprire come.
TPO E SUPERAGENTI: IL "SACCO" BRASILIANO - Come sempre accade quando parliamo di cifre folli per trasferimenti di calciatori, ritroviamo le immancabili e famigerate TPO, che in Cina costituiscono la fonte principale di approvvigionamento di calciatori.
Il meccanismo, spiegato in maniera eccelsa e completa dal collega Nicholas Gineprini, vede protagonista soprattutto il fondo Europe Sports Group che nel tempo è arrivato a controllare i cartellini di circa 50 giocatori militanti o che hanno militato nella massima serie cinese. Con una caratteristica in comune: arrivano praticamente tutti dal campionato brasiliano che, come già raccontato più volte su questo blog, si è avvitato da molto tempo in una crisi strutturale e finanziaria che ha favorito la crescita dei fondi d'investimento proprietari dei cartellini, oggi controllanti una percentuale "bulgara" di calciatori.
Inoltre, per aggirare i recenti divieti della FIFA, le terze parti si erano mosse per tempo andando a mettere piede direttamente nei club attraverso i quali fanno transitare i propri giocatori fingendo una transazione tra club che è in realtà una speculazione da far finire nelle tasche degli investitori.
Ma come si è creata la connessione tra TPO e mercato cinese?
La testa di ponte, come spiega ancora Gineprini, si chiama Joseph Lee ed a metà degli anni '90 ha un'idea che si rivelerà vincente: fondare un'agenzia di mediazione per i trasferimenti dal Brasile, paese nel quale prese contatti a seguito di una permanenza decennale a Sao Paulo, ai campionati asiatici che all'epoca avevano grandi ambizioni.
Basti pensare alla J-League, il campionato giapponese, che a metà anni '90 aveva costituito la pensione dorata per tanti giocatori brasiliani (uno su tutti fu Dunga, attuale Ct del Brasile).
L'agenzia, battezzata Keirin Soccer, conoscerà una crescita esponenziale anno dopo anno e nel momento in cui la Chinese Super League diventa un affare faraonico dato l'imponente giro di affari, raggiungerà il suo punto più alto: è il 2014 l'anno in cui la Keirin mette in piedi un giro di affari pari a 36 milioni di Euro, una cifra iperbolica se pensiamo al fatto che grandissima parte dell'Europa che conta vi è stata esclusa.
La Keirin porta in Cina giocatori come Vagner Love, Diego Tardelli e Lucas Barrios mediandone i trasferimenti e raccogliendo ricchissime commissioni.
Come fanno a convincere questi giocatori, non ancora al canto del cigno, ad accettare la Cina? Con una vagonata di soldi ovviamente, offerti dai club a calciatori che non troverebbero ingaggi così alti altrove.
Vale anche per gli allenatori, ultimi in ordine di tempo Scolari e Menezes.
Proprio Menezes, qualora ce ne fosse bisogno, confermerà con le sue parole che "l'offerta è fuori da questo mondo, da un punto di vista finanziario impossibile da rifiutare".
Invece Pato, a riprova del fatto che ci sono sempre le eccezioni, in tempi recentissimi ha voltato le spalle all'opportunità di diventare il quarto giocatore più pagato al mondo.
Con gli introiti in crescita, Joseph Lee si è comprato un club (il Desportivo Brasil) ed ha aperto una scuola calcio a San Paolo con l'obiettivo di formare calciatori brasiliani ma soprattutto cinesi con l'obiettivo di inserirli nella Chinese Super League.
Per riassumere la crescita cinese è sufficiente un dato: negli ultimi quattro anni è passata dall'essere il 60esimo mercato calcistico a piazzarsi al nono posto in questa particolare graduatoria.
C'è aria di concorrenza ai campionati nazionali europei di blasone?
Non esattamente, perchè per questo emisfero la strategia cinese aveva ed ha tuttora piani molto diversi.
TRA DIVERSIFICAZIONE ED ACADEMIES: GLI INVESTIMENTI IN EUROPA - La strada che la Cina ha scelto per l'Europa coincide con un aspetto fondamentale dell'economia locale: la necessità di "diversificare", cioè di virare gli investimenti di capitali in settori e mercati diversi a causa della propria saturazione interna.
Ecco allora che in un'economia in recessione come quella europea, gli imprenditori cinesi hanno trovato il terreno ideale per dare il via ad un piano globale di investimento che vede il calcio in prima battuta, per procurarsi diversi vantaggi: oltre ai meri guadagni di un calcio che porta i più alti introiti del pianeta, controllare un club può essere un importante veicolo per arrivare più facilmente a forti investimenti in altri settori, come ad esempio quello immobiliare ormai svalutato in Cina dalla bolla speculativa del 2014 che fece saltare il mercato.
Emblematico è il caso dell'Atletico Madrid, acquisito al 20% da Wang Jianlin (Wanda Group) per poter più facilmente realizzare il progetto Eurovegas, una sorta di Las Vegas europea ancora in embrione o per cercare di costruire il nuovo stadio dei Colchoneros.
Jianlin è lo stesso uomo che ha acquisito Infront poco meno di un anno fa, con la prospettiva di poter organizzare le hospitality negli stadi italiani: stadi che hanno bisogno di essere rinnovati o costruiti da zero e che possono diventare affari vantaggiosi per investitori cinesi pronti a finanziare progetti che in Italia sono tanto urgenti quanto privi di fondi sufficienti da poterli prospettare in breve tempo.
La presenza nel calcio spagnolo dei cinesi ha già preso piede da tempo e gli esempi non mancano: l'Espanyol dovrebbe presto finire sotto il controllo della Rastar, una Società di videogiochi che ha una clausola di acquisto per il pacchetto di maggioranza del club catalano.
La compagnia di comunicazioni cinese Qianbao, invece, sponsorizza in maniera congiunta Rayo Vallecano e Real Sociedad, con conseguenze sicuramente visibili sulla gestione dei due club.
Stigmatizzando sull'amichevole, resa trofeo, giocata in Cina tra le due compagini, si è scoperto quest'estate che nel contratto con il Rayo lo sponsor aveva inserito come clausola l'acquisto di un giocatore locale: è così che Zhang Chengdong è diventato il primo calciatore cinese ad essere tesserato in Liga.
Una clausola che l'allenatore del Rayo Paco Jémez non ha preso affatto bene, dichiarando in maniera piccata che "uno sponsor non dovrebbe mai ficcare il naso negli affari di campo".
Il colosso energetico CEFC ha invece acquisito il 60% dello Slavia Praga nell'ambito di un progetto di investimenti molto variegato: oltre al calcio, che garantisce ritorno di immagine, nella lista di CEFC ci sono prestigiosi immobili della capitale da utilizzare possibilmente con destinazione commerciale.
L'investimento principe è sicuramente quello di CMC e Citic, che hanno acquisito il 13% di City Football Group, la holding che possiede il Manchester City e gli altri tre club sparsi tra USA, Giappone e Australia: l'accordo prevede la creazione di una piattaforma per la promozione del brand in Cina mentre in cambio il gruppo metterà a disposizione dei cinesi la propria competenza in campo calcistico.
Un fattore decisivo per i cinesi che nel calcio europeo cercano soprattutto di fare esperienza: una sorta di formazione nel vecchio continente per accelerare la crescita del proprio movimento sulla base di quanto acquisito.
Non è solo l'acquisire competenza ciò che interessa ai cinesi: entrare in un club europeo significa anche stringere interessanti partnership per le academies di formazione dei calciatori, una parte di sviluppo su cui la Cina ha spinto fin da subito il piede sull'acceleratore.
Proprio in Cina, sponda Guangzhou, si trova l'academy più grande del mondo per cui sono stati investiti qualcosa come 130 milioni di Euro, tra infrastrutture e struttura di scouting. Cifre da brividi se paragonate a quanto siamo abituati a investire sui giovani nel nostro paese.
In questo senso va visto l'acquisto del club olandese Ado Den Haag, ben sapendo che l'Olanda ha i centri di formazione per i nuovi talenti tra i più prolifici d'Europa: l'accordo tra la United Vansen Sports International (lo stesso gruppo che detiene i diritti della Supercoppa Italiana in terra cinese) e il club olandese prevede proprio la formazione di academies per giovani talenti cinesi in cambio dell'espansione del brand sui mercati orientali.
A tutte queste operazioni si devono aggiungere le innumerevoli partnership commerciali strette con i club di tutta Europa, tra cui spicca il Real Madrid e il recente lancio di un canale all news riferito al Manchester United.
L'Italia, invece, è per il momento snobbata dagli investimenti cinesi, che preferiscono forse partire da strutture più all'avanguardia per la formazione dei propri giovani.
Tuttavia nell'acquisizione cinese del Pavia c'è da trovare qualcosa in questo senso, visto che è stato patrocinato un corso per allenatori cinesi presieduto da Giancarlo Camolese, come esponente della scuola italiana.
Il piano cinese è quindi chiaro: massiccia migrazione dal Brasile per dare appeal al campionato, massicci investimenti nella creazione di giovani talenti e acquisizione di esperienza e competenze dal calcio europeo.
Un gioco che se riesce perfettamente, è destinato a stravolgere il mappamondo del calcio nell'arco dei prossimi 10-15 anni.
La OPA della Cina sul calcio è lanciata: non resta che attendere di capire se il paese asiatico, attraverso le sterminate risorse che può mettere in campo, è davvero in grado di dominare il panorama calcistico del futuro.