Cerca nel blog

giovedì 22 dicembre 2016

L'antipasto ci è piaciuto


Complimenti, Chef Pioli: l'antipasto ci è davvero piaciuto.
Noi che abbiamo desinato per tutto l'anno alla mensa comunale, dove inservienti in camice riciclato da chissà quanti anni ci hanno allungato con insolenza una scatoletta di Simmenthal e un piatto di fagioli in barattolo, ci siamo trovati all'improvviso per 45 minuti in un ristorante stellato a gustare piatti gourmet.

L'attesa è stata lunga, se posso essere sincero: per i primi 45 minuti si sentivano buoni profumi arrivare dalla cucina, ma niente di sostanzioso ci è stato servito. E più l'attesa si protraeva più stavamo là a capire se la solita deludente Simmenthal sarebbe arrivata subito o a fine pasto, tanto per farci arrabbiare ancora di più come già accaduto.
Invece gli antipasti sono arrivati ed erano tutti veramente gustosi.

Abbiamo iniziato con un Trionfo di Banega in salsa serba, un piatto consumato velocemente ma che lascia in bocca il buon sapore di qualcosa riuscito veramente bene. La salsa serba, di guarnizione, è un omaggio al buon Dejan Stankovic senza la cui aura non è possibile far uscire il piatto alla stessa maniera.
Il secondo appetizer arriva subito dopo: filetto alla Icardi in riduzione di Hernan Crespo, servito con un calice di "D'Ambrosio DOP etichetta oro" senza cui il piatto stesso non sarebbe potuto esistere.
Questa è stata di gran lunga la portata più godereccia perchè ha mischiato alla perfezione più sapori che in piatti passati, se messi assieme, si sono rivelati ai confini del disastroso.
A quel punto del pasto, la sensazione di appagamento era già presente e lo chef ne ha allora approfittato per offrirci il meglio della degustazione che avrebbe potuto portarci al tavolo: ad esempio ha reso quello che è stato finora il "bollito Miranda-Murillo" un arrosto dal sapore solido, robusto e sicuro. Un'aroma che già conoscevamo, ma che non sentivamo da tanto tempo.
Ha utilizzato una spezia segreta, chiamata Brozovic, che ha fatto la differenza in tutte le portate che ci sono state servite; dovunque mettevi un pizzico di Brozovic, il piatto decollava.
Sapori delicati, decisi o neutri: stava benissimo ovunque.
Il tutto è stato innaffiato con una bottiglia di "Kondogbia Gran Riserva", qualità e quantità, che non so da dove sia stata tirata fuori visto che fino ad oggi ordinando questa etichetta ci arrivava un irritante vino da due lire che il più delle volte sapeva di tappo o di aceto.
C'è stato anche il tempo per una millefoglie di Gabigol, più scenografia che sostanza, ma una base per costruirci sopra un piatto completo a tratti si è sentita.

Altri ingredienti non protagonisti dei piatti, come la colatura di Candreva e l'essenza di Handanovic, si sono rivelati comunque molto importanti per questa positiva esperienza che arriva in un momento in cui la materia prima sembrava proprio non trovare il modo di esser lavorata in maniera convincente.

Ora che facciamo, ci fermiamo?
Affatto. L'appetito vien mangiando e noi vogliamo assolutamente assaggiare le portate principali che lo Chef ci vorrà servire.
Nelle prossime due settimane in cui faremo pasti frugali in famiglia, lo staff del ristorante potrà lavorare sulla sinergia, la velocità, la costanza e l'attitudine; caratteristiche che se proposte una volta ogni tanto perdono il loro senso, qualità che se tirate fuori non solo per fare bella figura col boss in visita dall'Estremo Oriente risulteranno fondamentali nell'economia e nei risultati di questo locale in cui tutti noi riconosciamo indiscusse potenzialità.

Gli ultimi tre pasti che ci hanno fornito (menu genovese, menu emiliano e la degustazione di ieri sera) non sono stati tutti indimenticabili, ma sono stati sostanziosi. Significa qualcosa, significa avere un'idea di come fare le cose per bene con continuità.
Significa che anche se i problemi enunciati spesso restano, c'è la volontà di affrontarli e a tratti la capacità di farli sparire per quei 45 minuti.

Ci è piaciuto, ma era un antipasto.
Per riportare il locale ad antichi splendori ora è necessario riuscire a servire il menu completo, anche al cospetto di critici culinari ben più severi e anche se Mister Zhang non sarà in sala perchè affaccendato a Nanchino.
Palla (pardon: piatto) di nuovo a Chef Pioli, che si dice soddisfatto dello staff anche se sappiamo bene che ci sono dei Commis da tagliare e almeno un Sous-Chef da assumere a gennaio per completare la squadra che dovrà provvedere alla nostra fame nei prossimi mesi.

Resto seduto a questo tavolo almeno fino a giugno e se necessario anche di più in attesa di nuovi sapori da scoprire e vecchie certezze da ritrovare.
Se dopo le feste, che vi auguro di passare in gioia e serenità, vi vorrete sedere con me, scopriremo assieme se alla fine di questa esperienza culinaria rimarrà sulle papille gustative il dolce sapore di un buon dessert a coronare un pasto finalmente all'altezza della nostra fame.

Nessun commento:

Posta un commento