Caro Santa,
intanto scusa se ti chiamo con il nome con cui ti conoscono nel mondo, ma questa letterina riguarda l'Internazionale e pertanto sento la necessità di eliminare i confini linguistici perché questo affare è importante per tutti gli appassionati del pianeta.
Forse non siamo stati buoni quest'anno: abbiamo trattato in maniera troppo drastica e scettica la stagione che stava nascendo, anche se molti di noi lo hanno fatto certamente sulla base di qualcosa.
Alcuni di noi hanno gufato la squadra quando vinceva, solo per potersi guadagnare i 5 minuti di celebrità nei panni dei Grilli Parlanti che a un certo punto dell'anno sfruttano la giornata storta per dire "Io ve l'ho sempre detto, sono quello che ne capisce di più e voi stronzi siete i gonzi che andavano dietro alle chimere".
Altri hanno reso l'ultima estate un inferno tra pesantezza, isterìa, difficoltà cognitive, incapacità di separare le cose negative dalle cose positive.
Dall'altra parte però abbiamo ripopolato San Siro, abbiamo applaudito la squadra anche se sconfitta, abbiamo celebrato con orgoglio il derby vinto ed i risultati positivi negli scontri diretti; ci siamo innamorati di Spalletti, ci siamo infatuati di Skriniar, ci siamo resi conto del valore di Icardi, abbiamo perfino rivalutato D'Ambrosio e Candreva.
Insomma, la nostra parte l'abbiamo comunque fatta ma ora abbiamo bisogno di una mano.
L'albero addobbato è il termometro della nostra passione: quando lo abbiamo iniziato eravamo primi in classifica grazie ad un rendimento oltre le proprie possibilità ed una buona dose di eventi esterni girati nel modo giusto.
Oggi che l'albero è qua per farlo vedere soprattutto a te, abbiamo perso per strada un paio di rami finiti negli spogliatoi di squadre di provincia e c'è chi comincia a dire che non ci meritiamo gli addobbi, che l'albero si sta seccando, che era nato morto ed è cresciuto grazie ad un miracolo irripetibile che sta svanendo il suo effetto.
C'è chi comincia a metterci le sciarpe biancazzurre perchè si è messo in testa che l'albero della Lazio è scintillante, perfetto, con una marea di regali ai suoi piedi e destinato a crescere verso l'infinito e oltre.
Abbiamo bisogno di una mano per non ritrovarci tra un paio di mesi a doverci arrendere ai disfattisti ed ai becchini dandogli la soddisfazione di pensare che il loro modo di vivere la fede calcistica sia quello giusto.
Abbiamo bisogno di soluzioni, caro Santa: abbiamo la necessità di trovare sotto l'albero un'idea o un rinforzo che ci tolga dalle secche di un attacco monocorda che ha svelato l'impossibilità di essere affidato per nove mesi alla vena o alla condizione di Candreva e Perisic.
Abbiamo bisogno di smettere di considerare Brozovic o Joao Mario delle soluzioni, perchè le cose non stanno così: per motivi diversi, entrambi si sono guadagnati un punto di domanda sopra la testa, là dove deve esserci un punto esclamativo solido e pesante.
Abbiamo bisogno di guardare la panchina e non vedere il solco abissale di qualità che c'è rispetto a chi calpesta l'erba, né vedere i troppi posti vuoti che la caratterizzano.
Abbiamo bisogno di trovare nuove idee trascinanti per tenere a galla anche le vecchie certezze, perchè quando le cose non riescono il livello si abbassa e le cose semplici diventano complesse equazioni, il pallone da calcio diventa una palla da bowling, ogni metro percorso diventa una maratona, l'Udinese diventa il Barcellona e il Sassuolo diventa il fantasma del Natale passato.
Abbiamo bisogno di reputare anomalo che Skriniar sia il terzo cannoniere della squadra, saltando a pié pari un centrocampo che finora la porta l'ha vista da lontanissimo o l'ha incontrata per un fugace saluto senza alcuna confidenza.
Ci servono soluzioni, caro Santa: forse dall'altra parte del Naviglio ti stanno chiedendo i miracoli che non ti spettano, ma da questa sponda noi abbiamo bisogno solo di poter cambiare strada quando la carreggiata comincia a farsi tortuosa.
Che il tuo vero nome sia Jindong, Steven, Piero, Walter o Luciano fai in modo che questo Natale diventi l'occasione per convincere tutti che al futuro si può ancora guardare con la stessa fiducia.
Natale è domani, ma per noi è più importante che lo sia a maggio.
Con stima,
Fulvio Santucci